La celiachia (dal greco koilía), detta anche malattia celiaca o sprue celiaca (per “sprue” si identifica una malattia cronica caratterizzata da diarrea e anemia che porta alla cachessia), è un’intolleranza permanente alla gliadina. La gliadina è la componente alcool-solubile del glutine, un insieme di proteine contenute nel frumento, nell’orzo, nella segale, nel farro, nel kamut. Pertanto, tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali o contenenti glutine in seguito a contaminazione devono essere considerati tossici per i pazienti affetti da questa malattia.
Sebbene la malattia non abbia una trasmissione genetica rigorosa, è comunque caratterizzata da un certo grado di familiarità, dovuta sia ai geni del complesso maggiore di istocompatibilità sia ad altri geni non ancora identificati. L’intolleranza al glutine causa gravi lesioni alla mucosa dell’intestino tenue, che regrediscono eliminando il glutine dalla dieta. La reversibilità della patologia è strettamente legata alla non assunzione da parte del soggetto celiaco di alimenti contenenti glutine o comunque da esso contaminati. La malattia celiaca non guarisce: il soggetto celiaco rimarrà tale per tutta la sua vita, l’unica cura consiste nell’adozione di una dieta rigorosamente priva di glutine.
La malattia celiaca può presentarsi con un ampio spettro di manifestazioni cliniche che vanno da segni e sintomi di un franco malassorbimento a quadri più subdoli e sfumati. Si parla di malattia celiaca maggiore in presenza dei sintomi tipici del grave malassorbimento e cioè diarrea, steatorrea e marcata perdita di peso. Si parla invece di malattia celiaca minore in caso di sintomi minori ed extraintestinali (anemia, osteoporosi, lesioni cutanee tipiche, infertilità, aborti spontanei, etc). Si parla invece di malattia celiaca silente per quei pazienti diagnosticati, di solito tra i familiari, che non presentano alcun sintomo.
La diagnosi di malattia celiaca si basa su gastroscopia con biopsia in duodeno e sulla ricerca degli anticorpi specifici per celiachia (antigliadina, antiendomisio e antitransglutaminasi tissutale). La biopsia duodenale deve mostrare le lesioni istologiche caratteristiche per malattia celiaca e cioè l’atrofia dei villi intestinali, l’ipertrofia delle cripte e l’aumento del numero dei linfociti intraepiteliali.
La prolungata esposizione al glutine, dovuta ad una dieta poco rigorosa e/o ad una diagnosi tardiva, rappresenta il fattore più importante per lo sviluppo delle complicanze della malattia celiaca. Queste complicanze sono il linfoma intestinale, la digiunoileite ulcerativa e la malattia celiaca refrattaria [13]. In effetti, queste complicanze sono responsabili del fatto che la mortalità dei celiaci diagnosticati in età adulta è praticamente raddoppiata rispetto alla popolazione generale.
Non bisogna però dimenticare che queste complicanze sono molto rare e che nella stragrande maggioranza dei casi una rigorosa dieta priva di glutine protegge dall’insorgenza di queste complicanze.
Una volta effettuata la diagnosi, è molto importante che il paziente celiaco si rivolga ad un centro specializzato per una visita di controllo una volta all’anno. Qui visita medica, colloquio dietologico, ricerca degli anticorpi specifici per celiachia e analisi di laboratorio (emocromo, ferritinemia, albuminemia ed elettroliti sierici) permetteranno al medico di valutare le condizioni del paziente.
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