La ragade anale è una piccola fissurazione della mucosa del canale anale, piccola, ma molto
dolorosa, proprio perché interessa quella particolare zona del apparato digerente tanto ricca di
terminazioni nervose.La piccola fissurazione della mucosa espone tali fibre nervose specie durante il passaggio delle
feci, provocando vivo dolore, alcune volte tale, da poter causare anche lo svenimento del paziente.
Il meccanismo patogenetico della ragade anale è da ricercarsi in una dilatazione della mucosa del
canale oltre la sua normale elasticità.
Ma perché una normale “ferita” della mucosa non si rimargina?
Le fibre nervose della sottomucosa descritte prima, quando irritate, determinano uno spasmo
del muscolo sfintere interno dell’ano, che è il muscolo che circonda a manicotto il canale anale,
determinando un minor afflusso di sangue alla ragade e quindi un minor afflusso di ossigeno ai
tessuti che perciò stentano a rimarginare.
Il dolore si fa più intenso al momento della defecazione, soprattutto quando vengono espulse feci
dure e voluminose.
Oltre ad aggravare questo fastidioso disturbo, la stitichezza rappresenta anche uno dei principali
agenti casuali.
Considerata la diffusione del problema stipsi, non deve quindi sorprendere che le ragadi anali
costituiscano un’affezione frequentemente riscontrata nella pratica proctologica.
La stitichezza, con tutte le sue conseguenze, è causa determinante delle ragadi anali. Oltre alla
consistenza delle feci bisogna infatti prendere in considerazione altri fattori, come l’abuso di
lassativi o il ricorso a manovre digitali per favorire l’evacuazione;
Se si considera la reale entità della lesione, il dolore associato alle ragadi anali è spesso, come
dicevamo prima, spropositato. Oltre alle dimensioni, generalmente contenute, una caratteristica
anatomica fondamentale delle fessurazioni è il decorso longitudinale che compare, nella
stragrande maggioranza dei casi, circa il 90%, in sede posteriore e superiore.
Mano a mano che la malattia cronicizza i bordi della lesione si fanno più irregolari ed evidenti.
Altro segno caratteristico della ragade è il riscontro di tracce di sangue rosso vivo nella carta
igienica, più raramente si notano segni ematici intorno alle feci. Si tratta comunque di un emorragia
contenuta che, tendenzialmente, non ha nulla a che vedere con quella più copiosa associata al
disturbo emorroidario. Dato che in alcuni casi le due patologie sono associate, la presenza di
tracce ematiche può essere dovuta alla concomitante presenza di emorroidi o di altre lesioni.
Cure
Le lesioni più superficiali possono anche guarire spontaneamente nel giro di pochi giorni. Se
così non fosse il primo approccio alla patologia prevede il ricorso a integratori di fibre e blandi
lassativi, accompagnati da abbondanti quantità d’acqua. Il ricorso a questi supplementi dietetici
deve, ovviamente, essere prescritto e concordato con il medico. In ogni caso, è bene iniziare la
terapia con cauta gradualità, per evitare che un eccessivo effetto lassativo si traduca in diarrea,
peggiorando il problema.
Bagni tiepidi e pomate anestetiche hanno invece lo scopo di tenere sotto controllo il dolore e
favorire l’allentamento dello sfintere anale interno. I lavaggi con acqua calda, pur essendo efficaci
nel ridurre lo spasmo sfinteriale, danno un sollievo soltanto momentaneo e devono pertanto essere
ripetuti con una certa frequenza.
Qualora lo sfintere anale interno rimanesse pesantemente contratto, il medico può consigliare
il ricorso ai dilatatori anali. In molti casi il loro utilizzo regolare consente infatti un lento recupero
dell’elasticità sfinteriale. Qualsiasi sia la reale entità del disturbo, la regolarizzazione dell’intestino è
sempre e comunque un fattore essenziale per favorire la guarigione delle ragadi anali.
Talvolta questo approccio “soft” non è sufficiente per risolvere il problema e, dopo fasi di
temporaneo miglioramento, i sintomi tendono a ripresentarsi. In caso di ragadi croniche spesso
si intraprende la soluzione chirurgica, basata sulla parziale resezione dello sfintere anale interno,
oppure sulla cosiddetta anuloplastica. Quest’ultima tecnica chirurgica si basa sul riporto in loco di
lembi di pelle prelevati altrove, con il fine di ricoprire l’area lesionata.
Si ricorda sempre, che la diagnosi di sanguinamento da ragade anale deve essere sempre
accertata escludendo la presenza di lesioni del retto, mediante rettoscopia o colonscopia e
comunque sempre fatta da uno specialista.
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